Stalking - Chiara Gambino | Psicoterapeuta, Mediatrice Familiare

Vai ai contenuti

Menu principale:

Stalking

Al femminile
 

Lo “stalking”

Dal verbo inglese “to stalk” che letteralmente significa dare la caccia, perseguitare. Lo Stalking indica quegli atteggiamenti tramite i quali una persona affligge, perseguita un’altra persona con intrusioni costanti, appostamenti, tentativi di comunicazione ripetute e indesiderate nella vita pubblica e privata di una o più persone, provocando nella "vittima" ansia, paura, terrore tali da renderle impossibile il normale svolgimento della propria esistenza.
Lo stalker può essere un conoscente, un collega, un completo estraneo, oppure, nella maggior parte dei casi, un partner o ex-partner. Spesso queste situazioni hanno un esito drammatico, basti leggere i quotidiani. In una società che ogni giorno ti sottopone a prove, mettendoti di fronte continue necessità di attuare scelte e prendere decisioni importanti, espone continuamente a rischi la figura femminile. Lo stalking può nascere come complicazione di una relazione interpersonale di vario genere.  I contesti in cui si manifesta:

  • nel 55% circa è la relazione di coppia;

  • nel 25% circa è il condominio;

  • nel 15% circa è il posto di lavoro/scuola/università

  • nel 5% circa è la famiglia (figli/fratelli/genitori);

Il 20% della popolazione è o è stata vittima, il 70% ha avuto esiti psico relazionali spesso gravi, il 17% denuncia, nel 90% esiste una rapporto di conoscenza, l’incidenza geografica  maggiore dello stalking sembra essere il centro nord.
E’ una realtà TRASVERSALE, nel 75% circa colpisce le donne.
Non esiste un profilo costante e predeterminato della vittima.
La gamma reiterata dei comportamenti di stalking sono:

  • reiterati tentativi di comunicazione verbale e scritta

  • appostamenti, inseguimenti

  • Continue telefonate, sms, mail, lettere, bigliettini

  • Invio di oggetti non desiderati

  • scritte sui muri o atti vandalici con il danneggiamento di beni

  • aggressioni fisiche con ferimento

  • uccisione della vittima

Le situazioni maggiormente a rischio di stalking sono:

  • Abbandonare o chiudere una relazione per una donna è un rischio gravissimo in Italia.

  • Quando una coppia si separa nei tre mesi successivi la donna è spesso sotto attacco dell’ex compagno e nel 47% dei casi c’è un femminicidio (nuovo partner della ex, formalizzazione legale della separazione, affidamento dei figli).

Lo rivela una ricerca, Eures Ansa, che evidenzia anche come dopo un periodo di sostanziale diminuzione, negli ultimi tre anni gli atti criminali che hanno visto le donne vittime, sono in aumento progressivo.
Lo stalking è considerato reato in diversi paesi del mondo, il 20% degli omicidi è avvenuto a seguito di una denuncia per stalking
Uno stalker su tre dopo la denuncia/condanna continua a perseguitare la vittima, incurante delle misure cautelari
Il CENTRO PRESUNTI AUTORI si occupa di risocializzare l’autore di staking, al fine di stroncare la recidiva tipica di questo reato
Le norme anti-stalking sono volte a tutelare le vittime di tutti quegli atti persecutori che, per la loro caratteristica di ripetitività e perdurazione nel tempo, provocano nelle persone colpite stati di ansia e paura per la propria incolumità o le costringono ad alterare significativamente le proprie abitudini di vita.
In Italia le condotte tipiche dello stalking sono punite dal reato di "atti persecutori" (art. 612-bis c.p.): introdotto in Italia con il D.L. 23 febbraio 2009, n. 11, convertito in legge 23 aprile 2009, n. 38, promosso dal Ministro per le Pari Opportunità Mara Carfagna.
Esso costituisce una sorta di specializzazione della già esistente norma sulla violenza privata: delinea in modo più specifico la condotta tipica del reato e richiede che tale condotta sia reiterata nel tempo e tale da «cagionare un perdurante e grave stato di ansia o di paura» alla vittima
Lo stalker nella maggior parte dei casi è un conoscente, un collega, od un ex-partner, o un estraneo con problemi di interazione sociale, che vuole stabilire una relazione sentimentale imponendo la propria presenza ed insistendo anche nei casi in cui si sia ricevuta una chiara risposta negativa. Meno frequenti sono gli individui affetti da disturbi mentali, per i quali l'atteggiamento persecutorio ha origine dalla convinzione di avere effettivamente una relazione con l'altra persona (con sintomi di perdita del contatto con la realtà). In genere manifesta una evidente problematica nell'area affettivo-emotiva, relazionale e comunicativa.Oltre il 50% degli stalker ha vissuto almeno una volta nella vita:

  • l'abbandono,

  • la separazione

  • o il lutto di una persona cara che non è riuscito ad elaborare

  • circa 800 adolescenti maschi e femmine dai 13 ai 17 anni hanno soddisfatto i possibili predittori di future condotte persecutorie e violente (ricerca a campione dell'Istituto di Ricerca psicosociale sulla popolazione di pre-adolescenti e adolescenti)


Le motivazioni che spingono lo stalker a comportamenti intrusivi e di molestia sono:

  • desiderio di avvicinare qualcuno dal quale è attratto in maniera ossessiva,

  • voglia di riallacciare una relazione con un ex partner,

  • desiderio di vendetta per un abbandono o un torto subito,

  • conquista ad ogni costo o tentativo assillante di iniziare una relazione d'amore,

  • bisogni di riconoscimento e di attenzione

La vittima di stalking:

  • In Italia l’86% delle vittime è donna con età tra:

  • 18 ed i 24 anni (20%),

  • 35 ed i 44 (6,8%)

  • 55 anni in poi (1,2%).

  • A Roma solo il 21% della popolazione è vittima, almeno una volta nella vita, di stalking (secondo il Centro antipedinamento di Roma)

Questi dati danno un’indicazione del "numero oscuro", di tutti quei casi in cui la molestia assillante non è stata segnalata o denunciata alle autorità.
La molestia è commessa più di frequente da un uomo
Il 2,6% delle vittime sposate o legate stabilmente, riferisce sia che il reo risulta essere il coniuge o l’ex- partner, sia di aver subito violenza da questi
La violenza fisica, spesso di natura sessuale, è un tratto distintivo della vita della vittima (indagine australiana su 6300 donne)
La categoria vittimologia più a rischi sono gli “help profession”, tutti quegli operatori che si mettono in campo essenzialmente per aiutare il prossimo, fra cui: assistenti sociali, medici, infermieri e…psicologi.
Su 108 psichiatri, psicologi e specializzandi, il 20% ha subito almeno una campagna di stalking perdurante da più di un mese e con più di 10 episodi singoli di intrusione (studio di Galeazzi e Curci), per i seguenti motivi:
1. entrano in contatto con bisogni profondi di aiuto delle persone e possono facilmente divenire vittime di proiezioni di affetti e relazioni interiorizzate;
2. le eccessive aspettative di alcuni “pazienti” possono essere tradite dalla quotidianità professionale e lo stalking diventa una domanda di attenzione o una ricerca di vendetta per l’attribuzione di responsabilità sulla salute o sulla vita propria o dei propri cari.
Nei casi di stalking è fondamentale seguire alcune precauzioni:

  • prendere consapevolezza

  • A volte si tende a sottovalutare il rischio e a non prendere le dovute precauzioni come per esempio, informarsi sull'argomento e adottare dei comportamenti tesi a scoraggiare, fin dall'inizio, comportamenti di molestia assillante;

  • di fronte ad una relazione indesiderata, è necessario "dire no" in modo chiaro e fermo, evitando improvvisate interpretazioni psicologiche o tentativi di comprensione che potrebbero rinforzare i comportamenti persecutori dello stalker;

  • la maggior parte delle ricerche ha rilevato che la strategia migliore sembra essere l'indifferenza (tecnica dell’estinzione). Infatti, sebbene per la vittima risulti difficile gestire lo stress senza reagire, è indubbio che lo stalker "rinforza i suoi atti sia dai comportamenti di paura della vittima, sia da quelli reattivi ai sentimenti di rabbia;

  • essere prudenti, quando uscite di casa evitate di seguire sempre gli stessi itinerari e di fermarvi in luoghi isolati e appartati;

  • in caso di molestie telefoniche, cambiare la linea telefonica e utilizzate progressivamente solo quest'ultima. Registrate le chiamate (anche quelle mute). Ricordate che per far questo è necessario, al momento della telefonata, rispondere e mantenere la linea per qualche secondo (senza parlare), in modo da consentire l'attivazione del sistema di registrazione dei tabulati telefonici;

  • tenete un diario per ricordare e registrare gli eventi più importanti che potrebbero risultare utili in caso di denuncia;

  • raccogliete più dati possibili sui fastidi subiti, per esempio, conservate PROVE: eventuali lettere o e-mail a contenuto offensivo o intimidatorio;

  • tenete sempre a portata di mano un cellulare per chiamare in caso di emergenza;

  • se vi sentite seguiti o in pericolo, chiedete aiuto, chiamate un numero di pronto intervento, come per esempio il "112“ o il “113” o rivolgetevi al più vicino Comando Carabinieri o Questura di Polizia

Quando una donna sperimenta all’interno di una relazione uno stato di paura ed allarme costante, è dunque fondamentale che chieda aiuto a persone esperte. L’aiuto terapeutico in questo caso ha l’obiettivo di far emergere quelle potenti risorse che ogni donna possiede, intrinseche al suo essere una figura femminile, finalizzate ad auto proteggersi e tutelarsi, ma che spesso finisce lei stessa per trascurare o dimenticare, influenzata dai mass media e dai loro messaggi consumistici e irreali o da condizionamenti negativi del suo passato, in relazione alle proprie figure genitoriali ed alla propria storia di vita.


 
Torna ai contenuti | Torna al menu