Sportello di ascolto a scuola - Chiara Gambino | Psicoterapeuta, Mediatrice Familiare

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Sportello di ascolto a scuola

Età evolutiva
 

LA CONSULTAZIONE PSICOLOGICA NELLO SPORTELLO D’ASCOLTO A SCUOLA

La consultazione psicologica nell’ambito di uno sportello d’ascolto scolastico, si configura come una relazione d’aiuto basata sul dialogo e sull’ascolto attivo e può essere individuale o di gruppo. E’ una tecnica d’ascolto che pertanto aiuta a capire per scegliere e per decidere cosa fare in un momento di conflitto o di incertezza personale o interpersonale.
Nell’ambito scolastico la consultazione psicologica si inserisce in uno spazio d’ascolto accogliente, orientato alla salute e flessibile, affinché sia possibile individuare le aree psicologiche e sociali entro cui poter mirare ad ogni obiettivo l’intervento più appropriato ed efficace.
La consultazione psicologica nello sportello d’ascolto deve dunque consentire all’adolescente in autoriferimento di accogliere positivamente l’idea di confrontarsi con un “altro da sé”, diverso, ma attento e interessato, competente, ma non giudicante, che si differenzi dal genitore o dall’insegnante o da altre figure professionali più “istituzionalizzate”, che spesso possono essere accessibili da parte del ragazzo solo dopo un processo interno più lungo di formulazione di una domanda d’aiuto.
Lo sportello d’ascolto psicologico si pone pertanto come una risorsa nella scuola, maggiormente fruibile, accessibile e diretta per lo studente, è uno spazio a sua disposizione dove può entrare ed uscire, a cui si può avvicinare per esplorare  e per consumare in tempi più brevi o “fulminei” dubbi, curiosità, aspettative, paure, conflitti, se non talvolta gioie e successi.
Scopo principale della consultazione è quello di facilitare una relazione non passiva, ma compiutamente attiva, in cui l’adolescente possa attingere da fuori l’alimento utile per progredire nella propria crescita e possa sperimentare “un’esperienza condivisa”, che lo aiuti ad entrare in contatto con le sue paure e preoccupazioni e con i conflitti soggiacenti.
Lo spazio psicologico nella scuola diventa per lo studente uno spazio di “holding”, di contenimento nel più ampio contenitore della scuola, luogo di apprendimento e di socializzazione, veicolo di persone, dunque di “personalità”. Contenere problemi e conflittualità, tramite un ascolto mirato ed un’attenzione al qui ed ora, offre la possibilità all’adolescente non solo di chiarire e ridefinire particolari aree di disagio, ma anche talvolta di acquisire un maggiore insight per l’attivazione di un processo di conoscenza e comprensione delle dinamiche intrapsichiche o per la formulazione di una domanda d’aiuto più chiara e consapevole.
La consultazione psicologica breve, che nell’ambito scolastico spesso si esaurisce in uno o due incontri, in alcuni casi in quattro o cinque incontri massimo, deve  implementare nello studente la possibilità di attivarsi nella ricerca della soluzione migliore o più funzionale, al fine di superare la situazione di disagio sperimentata.
Non sempre la domanda d’ascolto da parte dello studente coincide con l’obiettivo, ovvero il risultato atteso, poiché talvolta vi sono domande impossibili o mal poste, che richiedono necessariamente una chiarificazione e riformulazione. In altri casi la domanda viene posta sottoforma di sfida e di test sull’affidabilità o meno dell’operatore. In un unico colloquio entrano perciò in gioco molteplici aspettative, domande e bisogni, che con prontezza vanno accolti e ascoltati, offrendo chiarimento ed incoraggiamento ad affrontare le difficoltà della vita, lavorando su di un piano di realtà concreto e presente. Tale intervento può rappresentarsi come già sufficiente a sostenere un ragazzo e a sentirsi capito e accolto in un contesto dove molto spesso si sente disorientato e solo, o eccessivamente giudicato e punito.
La relazione d’aiuto in un setting così poco strutturato e maggiormente malleabile, si disvela paradossalmente agli occhi dell’adolescente come un potenziale “punto luce” che egli può utilizzare nei momenti di maggiore oscurità e che da un momento all’altro può decidere di spegnere per orientarsi grazie ad altre “luci interne”. Ciò se da un lato consente di non attivare legami di dipendenza transferali e controtransferali, dal momento che il ragazzo si sente libero di chiedere o non chiedere, dall’altro può facilitare in chi accede alla consultazione l’aspettativa magica che un solo incontro possa essere risolutivo di una crisi, con il rischio pertanto di un iperinvestimento della figura psicologica, con conseguente processo di disillusione rispetto al potere dell’interlocutore.



 
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